Che cosa immaginavano 75 anni fa i padri costituenti nel momento in cui entrava in vigore la nostra Costituzione?
Forse un’Italia capace di risollevarsi dal dramma della guerra, di superare una povertà diffusa, di aprirsi a relazioni internazionali all’insegna della pace e della cooperazione, di promuovere una partecipazione diffusa a una repubblica capace di non escludere nessuno. Immaginavano forse un’Italia unita nello sforzo di eliminare le tante differenze e diseguaglianze che il Paese uscito dalla guerra portava con sé.
Che cosa immaginavano 75 anni fa i fondatori di Ambrosianeum quando davano vita a un sodalizio culturale di ispirazione cattolica nel cuore della città di Milano?
Forse una Milano capace di ricucire le drammatiche divisioni causate dal ventennio fascista e dalla guerra che aveva duramente colpito la città. Forse una chiesa in grado di restituire un senso e un futuro alle tante famiglie distrutte dalle violenze del conflitto.
Cosa possiamo dire oggi a 75 anni di distanza?
Probabilmente che l’Italia ha per almeno tre decenni fatto passi da gigante, per poi ripiegarsi su se stessa, forse sazia di un benessere conquistato contro ogni pronostico e non trasformato in consapevolezza di avere la responsabilità di essere degni di chi ha lottato per costruire una democrazia che oggi diamo con troppo leggerezza per scontata.
Forse possiamo anche dire che la cultura cattolica ha fornito un contributo decisivo alla città di Milano grazie alla concretezza di una fede incarcata e laboriosa che oggi, però vive la prova di un crescente individualismo che, come sottolinea anche l’Arcivescovo nella lettera pastorale di quest’anno, frantuma le relazioni e la comunità.
Che cosa vogliamo fare, allora, oggi?
Vogliamo fare memoria della Costituzione per ricordare a noi tutti che ci affida un compito che non è ancora concluso, quello di far sì che
Tutti i cittadini pari dignità sociale [cfr. XIV] e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso [cfr. artt. 29 c. 2, 37 c. 1, 48 c. 1, 51 c. 1], di razza, di lingua [cfr. art. 6], di religione [cfr. artt. 8, 19], di opinioni politiche [cfr. art. 22], di condizioni personali e sociali.
E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Non fatto altro che riproporre l’articolo 3 della nostra Costituzione.
Ed è da qui che vorremmo partire, provando a fidarci del nostro futuro, come ha scritto il presidente Mattarella nell’introduzione al libro di Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, ma soprattutto, almeno per questa sera, autore di “Uguali per Costituzione – Storia di un’utopia incompiuta dal 1948 a oggi”, Feltrinelli.
Da questa riflessione sull’uguaglianza siamo voluti partire per celebrare questo doppio settantacinquesimo.
Fabio Pizzul
Milano, 25 ottobre 2023