Dal nostro pellegrinaggio per la pace in Terra Santa. Giorno 3

Il nostro Consigliere Paolo Dell’Oca è a Gerusalemme con un gruppo di pellegrini partiti con il pellegrinaggio per la pace organizzato da Fondazione Ambrosianeum. In questi giorni condivideremo sul nostro sito qualche riflessione.

Ma il sepolcro è vuoto

Se ieri eravamo nei luoghi della Natività, oggi siamo stati su quelli della Pasqua: il collegamento l’ha spiegato ieri P. Patton: il Natale è orientato alla Pasqua; Gesù nella mangiatoia (che pare un po’ una bara) è mostrato avvolto in bende in una grotta, come sarà nel sepolcro. E in molte rappresentazioni gli occhi di Gesù neonato sembrano già sapere molto di quello che l’aspetterà.

Oggi, nel 166° giorno di guerra, il sepolcro era vuoto, ma davvero: non c’era praticamente nessun altro pellegrino al di fuori di noi. Abbiamo incontrato Padre Ibrahim Faltas, Vicario Custodiale di Terrasanta, il Cardinale Pierbattista Pizzaballa ed una giornalista ebrea israeliana.

La gente è stanca, su questo sono d’accordo tutti. Ma ognuno a suo modo riporta che il giorno è fatto dalla notte, che certe notti sembrano non finire mai, ma l’alba arriva sempre. Sovviene in mente il Cardinale Martini, quando diceva che «Qui tutti vogliono la pace, però nessuno vuole pagarne il prezzo».

Pierbattista Pizzaballa è stato incardinalato il 30 settembre e 7 giorni dopo c’è stato il massacro di Hamas. Padre Ibrahim Faltas, egiziano, nel 2002 fu assediato nella Basilica della Natività per 39 giorni e guidò le trattative tra israeliani e palestinesi. Le loro parole, e quelle della giornalista, han dato profondità alla comprensione dell’inferno che le popolazioni stanno attraversando, e non abbiamo potuto non stupirci che l’ONU oggi abbia certificato Israele come il 5° Paese più felice del mondo. “Dipende dalla solidarietà sociale interna”, ci spiega chi è andato a leggere come è stata stilata la classifica.

Della solidarietà della popolazione italiana e del nostro Governo ci parla invece p. Ibrahim: quasi 160 bambini palestinesi feriti sono stati trasportati con tre velivoli militari e una nave in tutta Italia, per essere medicati. Un’operazione molto complessa, che l’Italia sia apripista per altri Paesi europei?

E forse un po’ apripista è il nostro gruppo: a diversi tra noi la situazione è parsa ancora più grave di quanto non si sapesse già, ma è indubbio che questi incontri, per cui veniamo puntualmente ringraziati, costituiscono un metterci in mezzo, in senso lato un’intercessione. L’auspicio condiviso dai nostri interlocutori è che la GEAway riesca ad organizzare altri pellegrinaggi come questo, fiammelle trepidanti in questa notte.

Paolo Dell’Oca

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *