CANTARE LA FEDE OGGI

Un centinaio di persone ha partecipato – nella mattina di sabato 9 marzo – a un incontro di confronto, ricordo, ricerca sul futuro del canto religioso. Organizzato dalla Fondazione Culturale Ambrosianeum (con il patrocinio dell’Azione Cattolica milanese, della casa discografica Rusty Records e de La Gloria Music), e il benvenuto da parte del Vicario Generale della Diocesi Mons. Franco Agnesi e di don Riccardo Miolo (del Servizio diocesano per la Pastorale Liturgica), ci si è interrogati sul tema “Cantare la fede oggi”.

L’occasione è stata data dal ricordo di Gianni Rugginenti (scomparso a 77 anni nello scorso settembre), fondatore dell’omonima casa editrice e dell’etichetta discografica Rusty Records. Dalla metà degli anni Sessanta, partendo dalla sua esperienza in seno all’Azione Cattolica milanese, Rugginenti (per tutti e da sempre “il Rusty”) è stato colui che ha avuto il coraggio di “osare” nel rinnovamento della musica religiosa, al servizio della liturgia e dell’animazione, “contagiando” in questa avventura tanta gente.

Guidati da Fabio Pizzul, presidente dell’Ambrosianeum, sono intervenuti più relatori, non per costruire un ricordo nostalgico della figura di Rugginenti ma per provare ad attualizzare la sua esperienza come spunto di risposta alla domanda: “Come cantare oggi la fede? Quali le sfide del canto religioso, fuori e dentro la liturgia?”. Daniela Paci ha ripercorso l’esperienza della Commissione Musicale dell’Azione Cattolica, quell’esperienza che dagli anni Settanta ha raccolto le esigenze di cambiamento poste dal Concilio Vaticano II, ha portato alla pubblicazione delle raccolte “Insieme”, ha animato non solo le celebrazioni e i momenti comunitari ma ha dato una spinta di crescita al “cantare la fede (fondamentale fu l’incontro con Mons. Pierangelo Sequeri: “ci fece conoscere le parole nuove di cui sentivamo il bisogno per raccontare la fede”). Giovanni Marchisio ha ricordato l’avventura umana, cristiana, imprenditoriale a tutto tondo di Rugginenti (avventura raccontata nel recente libro “Sono nato da un sorriso” edito da Volontè & Co), avventura che ha ruotato intorno a quattro concrete parole chiave: Grazie (ricordata anche dall’ascolto di una canzone scritta dal Rusty: “Grazie per questi amici”), Servizio, Fiducia, Sorriso. Parole chiave che hanno permesso a Rugginenti di “dire la sua” non solo nella musica religiosa, ma altresì nella musica classica, nella didattica musicale e in tanto altro. Andrea Marco Ricci – che con la sua etichetta La Gloria Music porta avanti la missione di unire tradizione e innovazione – ha delineato i tratti caratterizzanti dell’eredità che Rugginenti ha lasciato nel canto religioso: il ruolo dell’editore come “operatore culturale appassionato” attorno a cui si costruiscono relazioni, e capace tra l’altro – come testimone autentico che parla di Verità e Vita – di cogliere le sfide e i linguaggi del nuovo contesto in cui operiamo oggi. L’intervento di Luca Diliberto ha posto un forte accento su due elementi fondanti del “cantare la fede”: la dimensione comunitaria e la valenza educativa del canto nel percorso di fede. Una ricerca dell’autentico valore del canto, che non è un semplice abbellimento della liturgia, bensì il racconto della fede vissuta dell’intera comunità: questo richiede attenzione alla qualità teologica e spirituale nella stesura dei testi, e cura nella costruzione dei repertori. Guido Meregalli nel suo intervento ha raccontato il canto come “balsamo”, capace di restituirci la piena funzione evangelizzatrice della liturgia a patto che si lavori al rinnovamento della stessa su cinque piste: linguistico, antropologico, teologico, pastorale, ecclesiologico. E su queste piste si cercano esploratori, capaci di rinnovare senza rassegnarsi. Sulla pista del linguaggio si è poi introdotto don Bortolo Uberti, parlando di nuovi linguaggi, tra giovani, musica e fede: come suscitare l’incanto, lo stupore, la meraviglia della fede oggi? “La tradizione è custodire il fuoco, e non adorare le ceneri”, pare abbia detto Gustav Mahler: “cantare la fede” oggi ha bisogno di nuovi linguaggi, e magari anche di ridare dignità ministeriale al ruolo del cantore e del musicista religioso.

Il convegno ha fatto riaffiorare storie che vale sempre la pena raccontare, ha evidenziato la passione di molti per il canto religioso, ha lanciato una sfida bella, impegnativa e urgente perché “cantare la fede” non sia questione dei soli addetti ai lavori bensì passione di una comunità che – attorno a testimoni entusiasti come lo è stato Rugginenti – coltivi il gusto di raccontare e alimentare la fede (scriveva Sequeri nell’introduzione a una raccolta di canti: “cantare quello che non potremmo dire e non sappiamo tacere”).

A latere dei vari interventi, buoni ascolti “targati Rugginenti”, con brani che andavano da Sequeri a Meregalli e Diliberto, a cura del virtuoso gruppo musicale guidato da Roberto Arzuffi.

E in conclusione della mattinata, una sorpresa per tutti: un affettuoso omaggio alla memoria di Rugginenti da parte dei gloriosi Mnogaja Leta Quartet, che sulle note di “Nobody Knows” e di “When the saints go marching in” (che ha trascinato nel canto tutti gli intervenuti) hanno ricordato il loro storico editore e hanno ricordato a tutti che – in fondo – siamo parte di una storia che continua.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *