Dal nostro pellegrinaggio per la pace in Terra Santa. Giorno 2

Il nostro Consigliere Paolo Dell’Oca è a Gerusalemme con un gruppo di pellegrini partiti con il pellegrinaggio per la pace organizzato da Fondazione Ambrosianeum. In questi giorni condivideremo sul nostro sito qualche riflessione.

Archeologi di pace

Dopo essere saliti a Gerusalemme ieri, oggi siamo andati a Betlemme. Nessuna stella ha potuto guidare la corsa del nostro pullman, giacché ha piovuto incessantemente e quindi siamo incappati in diverse strade bloccate. I poster in aeroporto con i volti degli ostaggi ancora in mano ad Hamas, le bandiere israeliane su numerosi edifici e il deserto di turisti sono segnali visibili di una guerra pulsante in questa Terra Santa, terra che è stata definita come il quinto Vangelo.

Padre Francesco Patton, incontrato prima di partire per il nord, ha citato Rachel Goldberg, portavoce dei genitori degli ostaggi: “Noi dobbiamo comprendere la sofferenza dei palestinesi di Gaza e loro devono comprendere la nostra”. Tenere il cuore sgombro dai sentimenti negativi è la cosa più difficile, e la pace si costruisce con quello che facciamo, ma anche con quello che diciamo. P. Patton ci ha ringraziato per essere venuti in Israele “Già questo è un lavorare per la pace”, e quando nel pomeriggio abbiamo visitato l’Istituto Effatà Paolo VI per le bambine e i bambini audiolesi, le Suore Dorotee, i cui superpoteri annichilirebbero qualunque personaggio Marvel, ci han confessato commosse che eravamo i primi visitatori da ottobre.

Il 168° Custode di Terrasanta ha precisato anche l’importanza del linguaggio, comunicazione che può essere comunione, segnalando due rischi da evitare: da una parte l’equidistanza assoluta dai problemi, una distanza di sicurezza come se fossimo al cinema, e dall’altra l’atteggiamento estremo del tifoso. D’altronde il sistema comunicativo non rappresenta la realtà, ma ne rappresenta una frazione emozionante, l’eccezione. Non fa notizia il cane che morde l’uomo, ma l’uomo che morde il cane. Conoscere il passato è una chiave necessaria per capire il presente, ci spiega Anton Salman, sindaco di Betlemme, avvocato cattolico, in un interessantissimo incontro in continuità con la nostra sete di comprensione.

La cura dell’informazione è anche una delle sveglie (l’immagine non piacerà a don Alessio Albertini) che Suor Sandra Castoldi ci invita a suonare: tenere acceso il cervello, con fede, speranza e carità (ben educate, intendiamoci), può dar vita ad un’economia alternativa. La pace è dei miti, conferma l’illuminante Alessandra Guzzetti (giornalista di TV2000), e bisogna allenarsi a cercare la luce in ogni buio. In una frase della madre di un ostaggio, per esempio. Dobbiamo essere archeologi di pace, chiosa Rossella, una pellegrina.

Paolo Dell’Oca

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